30 gennaio 1969.
Poco più di 52 anni fa andava in scena uno dei momenti più iconici della storia della musica. I Beatles si esibirono sul tetto dell’Apple Records di Londra in quella che poi diventerà l’ultima loro apparizione dal vivo. Un concerto breve, improvvisato. Trascorsero solo 42 minuti prima dell’intervento della polizia, ma furono sufficienti per lasciare un segno indelebile nella storia della musica.
L’idea
Probabilmente non sapevano ancora che sarebbe stato l’ultimo concerto davanti ai fan eppure i Fab Four riuscirono a rendere unica e storica la loro performance: l’esibizione fu infatti improvvisata e non era stata annunciata, i componenti del gruppo si erano appena ritrovati dopo tre anni nei quali avevano deciso di non suonare più dal vivo. Per questo la sorpresa per quell’evento fu straordinaria.
La decisione di suonare sul tetto di Savile Row iniziò a prendere forma qualche giorno prima dello show, quando i quattro erano saliti sul rooftop per fumare e prendere una boccata d’aria. L’attrezzatura fu piazzata la mattina stessa del 30 gennaio, con cineprese sistemate anche sulle terrazze di palazzi adiacenti. Si era pensato a una ripresa da un elicottero, ma sarebbe stato illegale. Quel giorno i Beatles sembravano incerti, e faceva un freddo cane.
L’esibizione
Una volta preso il via, la band ritrovò la magia di sempre. Non suonavano dal vivo dal concerto di San Francisco, nell’ormai lontano 1966. Tre quarti d’ora che distrussero i concetti base dell’industria discografica. Quella del numero 3 di Savile Row non era una semplice esibizione: era il ritorno di una leggenda che si era consegnata al suo stesso mito, isolandosi negli studi tra nastri ed esperimenti. Ma soprattutto era l’esaltazione del “qui e ora”: suoniamo non perché qualcuno ce lo ha chiesto, ma perché lo vogliamo noi.
La band iniziò a suonare verso mezzogiorno. Si creò una certa confusione in strada e nel quartiere con vari passanti incuriositi che guardavano in alto da sotto i cinque piani sottostanti, molti dei quali erano impiegati in pausa pranzo. Mentre la notizia dell’evento si diffondeva, folle di spettatori cominciarono a radunarsi nelle strade e sui tetti degli edifici nelle vicinanze. Mentre la maggior parte rispose positivamente al concerto, la polizia si preoccupò immediatamente per il rumore e il traffico che si andava creando nella zona. Inizialmente, gli impiegati della Apple si rifiutarono di far entrare gli agenti, cedendo solo in seguito dietro minaccia di arresto.
L’interruzione
Alla fine di quei tre quarti d’ora sospesi nel tempo John Lennon fece per allontanarsi, poi tornò al microfono sorridendo: “Grazie a nome di tutto il gruppo e di ciascuno di noi: speriamo di aver passato l’audizione”. Risate. Era una specie di profezia, i Beatles stavano cadendo a pezzi. Ma avevano riportato il live al centro della musica. Il loro ultimo grande regalo alla cultura dei decenni a seguire.
I Beatles riuscirono a suonare nove spezzoni di cinque loro canzoni ovvero Get Back, Don’t Let Me Down, Dig a Pony, I’ve Got a Felling e One After 909.
La fine dello storico gruppo di Liverpool arrivò il 10 aprile 1970, quando Paul McCartney, con una lettera inviata al Daily Mirror, affermò di non voler più far parte della band: l’addio ufficiale dell’artista fu annunciato un mese prima dell’uscita dell’ultimo album dei quattro, Let It Be.